Immagina di trovarti a Positano e di voler trascorrere una giornata fuori porta all’insegna della storia e della cultura...Ecco il tour perfetto per te!
Durata
9 ore
Disponibile Lun-Mer-Ven-Dom
Piccolo Gruppo: Max 12 persone
Meeting point: Porto di Positano
Partenza
07:45
Direttamente da Positano, dopo un trasferimento in barca veloce, scoprirai la suggestiva città di Pompei, sepolta nel 79 d.C. dall’eruzione del Vesuvio. Una guida autorizzata ti accompagnerà alla scoperta di questa grande città. Ma il Vesuvio ti aspetta: una passeggiata sino al cratere, con l’assistenza di una guida alpina, ti offrirà una vista mozzafiato. Il rientro è all’insegna del relax: in barca verso Sorrento, potrai rinfrescarti nelle acque della penisola e godere di un panorama unico al mondo.
Programma del tour in barca Pompei e Vesuvio da Positano:
Pick-up alle 7:45 al porto di Positano e trasferimento in barca al porto di Piano di Sorrento.
Partenza in barca per il porto di Castellammare di Stabia.
Trasferimento in bus per Pompei e visita di 2 ore e 30 minuti degli scavi con l’assistenza di una guida autorizzata.
Visita di un rinomato vigneto ai piedi del Vesuvio con sosta per il pranzo e degustazione di vini locali.
Trasferimento in bus dal Vesuvio al porto di Castellammare di Stabia.
Partenza in barca per Sorrento, costeggiando la penisola con tempo libero per nuotare.
Rientro al porto di Piano di Sorrento e trasferimento in macchina al porto di Positano*
*Il rientro a Positano sarà effettuato via terra con minivan/minibus a causa delle condizioni marine che si prevede peggiorino nel pomeriggio lungo la costa.
Il prezzo include: Trasferimento in barca da/per Positano – Trasferimenti per/da Pompei e Vesuvio – Guida autorizzata per la visita degli scavi di Pompei – Guida alpina autorizzata per la visita al Vesuvio – Skipper professionale e assistente multilingue a bordo – Pranzo e degustazione di vini.
Il prezzo non include: Biglietto d’ingresso agli scavi di Pompei di € 15 (per i cittadini della comunità europea, fino a 17 anni, l’ingresso è gratuito) – Biglietto d’ingresso al Parco Nazionale del Vesuvio di € 10.
Da non dimenticare: Costume da bagno – Telo mare – Crema solare – Cappellino da sole – Fotocamera – Scarpe comode – Passaporto.
Gli scavi di Pompei sono patrimonio dell’Unesco dal 1997. L’eccezionale stato di conservazione della città si deve alla terribile eruzione del Vesuvio del 79 d.C., quando la cenere seppellì uomini e cose sotto una spessa coltre di polveri ad una profondità di circa 6 metri. Per 1700 anni Pompei rimase sepolta, cancellata dalla faccia della terra. Al riparo dalle intemperie del tempo, la forma dei corpi ancora intenti nelle loro attività quotidiane è rimasta intatta fino ai giorni nostri. I primi ritrovamenti ed oggetti avvennero a partire dal 1748 e ancora oggi nuovi resti vengono riportati alla luce, perché Pompei vive…
Seguendo la strada principale, una volta superato l’ingresso, troverai l’Anfiteatro lungo il cammino. E’ una delle costruzioni più antica del mondo, risale all’80 a.C.
Fu arena di sanguinosi scontri tra gladiatori e può accogliere ben 20.000 spettatori. Esternamente si presenta in due ordini: la parte inferiore ad archi ciechi in pietra, sotto i quali durante gli spettacoli i mercanti vendevano le loro mercanzie; mentre l’ordine superiore presenta archi a tutto sesto. Tra i due ordini è posto un ambulacro e per permettere agli spettatori di raggiungere le gradinate più alte furono costruite due grandi scalinate. L’arena vera e propria è in terra battuta e contrariamente ad altri edifici dello stesso genere non presenta un’area sotterranea. L’intera circonferenza dell’arena è delimitata da un parapetto, alto circa 2 metri, che era decorato con affreschi, oggi andati perduti, che raffiguravano duelli tra gladiatori ed in particolare uno che rappresentava l’inizio di una lotta.
Curiosità: Nel 1971 i Pink Floyd registrarono un concerto senza pubblico proprio in questo luogo senza tempo. “Live at Pompei” è una delle pagine più belle della musica rock.
Alla fine della strada che costeggia l’Anfiteatro ti collegherai a Via dell’Abbondanza, la strada più importante del paese da cui si snodano tutte le altre. Percorrendola potrai raggiungere altri due punti di interesse: il Teatro Grande e il Teatro Piccolo, entrambi collegati tra loro.
Il Teatro Grande oggi è ancora molto attivo, fu costruito nel II secolo a.C. e può ospitare ben 5.000 spettatori. Una curiosità: proprio in questo luogo venivano messe in scena le commedie di Plauto e Terenzio.
Nei tempi antichi il teatro era un divertimento collegato alla religione e partecipare ad uno spettacolo era contemporaneamente un segno di appartenenza civica (solo i cittadini liberi andavano a teatro), di festività religiosa (gli spettacoli avvenivano durante le festività) e infine di puro divertimento. Il collegamento con l’aspetto religioso è testimoniato dalla vicinanza del teatro con il tempio dorico, progettato insieme. Il teatro era gratuito e a pagare gli allestimenti erano i cittadini più ricchi per ingraziarsi gli elettori.
Dunque gli spettatori si accomodavano secondo un ordine gerarchico sociale: più vicino alla scena c’erano gli attori , i cittadini più ricchi e quelli con incarichi politici; più in alto gli appartenenti ai ceti produttivi, gli “imprenditori” e infine il popolo. Più in alto di tutti le donne, che secondo una deliberazione imperiale di Augusto dovevano sedere lì. Il Teatro Piccolo invece veniva usato prevalentemente per spettacoli musicali ed era dotato di copertura, cosa notevole per un edificio del genere.
Il Foro è il centro di ogni città romana e così è anche per Il foro di Pompei. Ce l’hanno insegnato i Greci che la piazza è la città, che il luogo in cui la gente si incontra, fa affari, vota e discute di politica, prega e compra, è davvero il luogo simbolo del nostro vivere civile.
Il Foro di Pompei è posto alla confluenza delle vie più importanti: la prima che porta da un lato al Vesuvio, che incombe minaccioso dietro il Tempio di Giove e dall’altra al mare. Al Foro si andava anche per chiedere giustizia (e infatti ancora oggi per indicare la sede del tribunale si usa la parola “Foro”), che si amministrava nella Basilica, che sta sullo stesso lato corto della Piazza. Il nome di questo edificio e l’aspetto interno della sala, con il colonnato che divide le navate, ci fanno pensare alle nostre basiliche, luoghi di culto. Ma per i pompeiani - come in tutte le città romane - non era così: la basilica era appunto il tribunale, un luogo coperto dove il giudice sedendo sulla cattedra in fondo alla navata centrale, decideva dopo aver ascoltato le parti e i loro avvocati.
Il Foro svolgeva infine un’ultima fondamentale funzione: quella di mercato. Nell’angolo vicino al capitolium troviamo il macellum, una specie di supermercato alimentare di allora, in cui si vendevano carne, pesce e anche verdure, come è dimostrato dai resti alimentari che sono stati trovati negli scavi.
E probabilmente un mercato era anche uno dei più begli edifici del Foro, di fronte più o meno al Tempio di Apollo sul lato lungo: l’edificio di Eumachia, dove pare che ci fosse una specie di borsa per il commercio della lana.
Via dell’Abbondanza si collega a numerose strade secondarie dal Foro: girando a destra potrai visitare il Lupanare, prima casa d’appuntamento risalente all’epoca romana.
Il Lupanare di Pompei rappresenta una delle mete irrinunciabili per moltissimi visitatori. Si tratta di un edificio a due piani riservato esclusivamente all’esercizio della prostituzione. Non che in città non esistessero altri bordelli, ma in genere erano situati nelle camere superiori di osterie e case private e non dislocati in un edificio ad hoc . L’ambiente è composto da 5 celle al piano terra e 5 al piano superiore e all’interno di ogni ambiente è posizionato un letto in muratura su cui venivano sistemate delle stuoie o dei materassi. A destare l’interesse sono i dipinti a soggetto erotico sistemati sulle porte di accesso alle stanze, una probabile “reclame” delle prestazioni in cui la prostituta alloggiata eccelleva oppure un semplice modo per distinguere le varie stanze.
La Domus era una tipologia di abitazione utilizzata nell’antica Roma. Era un domicilio privato urbano e si distingueva dalla “villa suburbana”, che invece era un’abitazione privata situata al di fuori delle mura della città e dalla “villa rustica”, situata in campagna e dotata di ambienti appositi per i lavori agricoli. La domus era l’abitazione delle ricche famiglie patrizie, mentre le classi povere abitavano in palazzine chiamate “insulae”.
Sei di queste domus sono state restaurate con i fondi del “Grande Progetto Pompei” e sono state inaugurate lo scorso 24 dicembre. Sono tutte su Via dell’Abbondanza e offrono uno spaccato straordinario di quella che doveva essere la vita nella città romana negli anni subito prima che l’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. la seppellisse con le sue ceneri infuocate . Tra le domus che vale la pena visitare c’è la Domus dell’Efebo, il cui proprietario, probabilmente subito dopo il terremoto del 62 d.C., comprò e restaurò diverse abitazioni contigue realizzando una sorta di villa urbana. Altra abitazione molto interessante da visitare è la casa del Criptoportico, che deve essere stata di grandissimo prestigio nell’età augustea, con le stanze decorate con scene dell’Iliade, pitture di altissima qualità e terme.
Questa domus prende il nome dalla presenza, lungo tre lati del giardino quadrangolare, di un portico sotterraneo fenestrato (criptoportico) sul quale si aprivano un salotto (oecus) e ambienti termali. Sulle pareti fu realizzata una vera e propria pinacoteca : il criptoportico e l’oecus presentavano lungo le pareti un ciclo pittorico ispirato agli episodi dell’Iliade. Raffinate pitture ornano anche i quattro ambienti termali.
Particolarmente affascinante è la visita alla “fullonica di Stephanus” (così chiamata perchè il nome “Stephanus” è menzionato sulla facciata), in quanto rappresentava una delle tante lavanderie (almeno 13 quelle accertate) presenti nella città antica.
Era dotata di tante vasche in muratura per il risciacquo, alimentate da un flusso d’acqua ininterrotto e di bacini di pietra per la tintura, il lavaggio e la smacchiatura. Al piano superiore c’erano grandi terrazze dove le stoffe venivano asciugate e trattate con una pressa che serviva a stirare il tessuto e a renderlo brillante. A dimostrazione del prestigio del proprietario, gli ambienti erano decorati con pitture di un certo gusto. In una società preindustriale com’era quella di Pompei un laboratorio di tintura rivestiva una grande importanza.
Infine, vale la pena visitare la casa di Proculo il fornaio.
Il Santuario dei Lari Pubblici fu costruito con ogni probabilità a seguito del terremoto di Pompei del 62, evento considerato dai pompeiani come segno dell’ira degli dei e la sua costruzione quindi avvenne per espiare l’avversione divina: era dedicato ai Lari, come dimostrato anche da un affresco ritrovato, che raffigurava i danni del terremoto provocati al tempio. La vicinanza con il tempio di Vespasiano, consentiva, durante le festività, di festeggiare contemporaneamente sia l’Imperatore che le divinità protettrici di Pompei.
Il Santuario, lungo ventuno metri e largo diciotto, si presenta ancora incompleto: il colonnato d’accesso, al momento dell’eruzione, non era stato ancora completato e si notano solo le basi delle colonne.
Il Tempio di Iside è un tempio di epoca romana, sepolto dall’eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovato a seguito degli scavi archeologici dell’antica Pompei. L’esplorazione della struttura sacra ha fornito un gran numero di reperti e pitture con soggetti religiosi, esposti nella maggior parte nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
La costruzione del Tempio di Iside risale al II secolo a.C. ma a seguito del terremoto di Pompei del 62, l’intera struttura fu ricostruita. Pochissimi anni dopo, la costruzione fu seppellita sotto una fitta coltre di ceneri a seguito dell’eruzione vulcanica del Vesuvio nel 79. Fu in seguito esplorato nel XVIII secolo, risultando uno degli edifici meglio conservati dell’antica Pompei.
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Il Tempio di Apollo è un tempio di epoca romana, sepolto dall’eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovato a seguito degli scavi archeologici dell’antica Pompei. Si tratta di uno dei templi più antichi della città, nonché, per molti anni, quello più frequentato. La costruzione del Tempio dedicata ad Apollo risalirebbe all’ VIII o VII secolo a.C. come testimoniano alcuni reperti e si sarebbe trattato per lo più di un’area aperta dove sorgevano alcuni altari. Durante l’età sannitica il Tempio fu completamente ricostruito e dedicato ad Apollo, che in quel periodo era la divinità più venerata di Pompei e quindi il Tempio rappresentava il maggior centro religioso della città.
Ma con l’arrivo del culto di Giove perse importanza e venne isolato dalla vista delle case vicine tramite la costruzione di un muro.
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Il Tempio di Giove fu costruito intorno al 250 a .C. ed era originariamente dedicato a Giove: fu edificato in un periodo di forte espansione urbanistica della città e divenne ben presto la principale struttura sacra di Pompei. A seguito della conquista della città da parte di Lucio Cornelio Silla il Tempio fu dedicato al culto della Triade Capitolina, per questo chiamato Capitolium e quindi,oltre alla venerazione di Giove si aggiunsero anche quella di Giunone e Marte. Era infatti usanza tra i romani dedicare a queste divinità templi che si trovavano al centro della città.
La Casa del Fauno è una casa di epoca romana, sepolta durante l’eruzione del Vesuvio del 79 e ritrovata a seguito degli scavi archeologici dell’antica Pompei: si tratta di una delle abitazioni più vaste della città e deve il suo nome ad una statua in bronzo raffigurante un satiro (divinità maschile minore, personificazione della fertilità e della forza vitale della natura, connessa con il culto dionisiaco).
Una prima costruzione della casa risale al II secolo a.C. di dimensioni ridotte rispetto a quella attuale e caratterizzata da un grande orto. Successivamente la casa fu totalmente ricostruita ed ampliata, raggiungendo un’estensione di circa 3.000 mq. La scelta di avere una casa con ampi atri e peristili e pochi ambienti servili e abitativi è da ricondursi al fatto che il proprietario aveva la necessità di ostentare la propria ricchezza ed il proprio potere.
La Casa della Caccia Antica, come le altre case lungo Via della Fortuna, venne scavata negli anni trenta del secolo scorso. Essa si distingue dalle vicine per la fortunata conservazione delle sue pitture. La costruzione risale al periodo del tufo come si vede dai pilastri in blocchi di tufo. Questa casa presenta il tipico schema della casa “ad atrio” organizzata in modo sontuoso, sicchè l’ospite, appena entrato, potesse intuire lo stato sociale del padrone di casa. Sul muro di fondo del giardino è raffigurata una complessa scena di caccia che ha dato il nome alla casa.
La Casa del Menandro è una grande domus urbana dell’antica Pompei di quasi 1800 mq.
E’ stata scavata negli anni 1926-1932 ed è un buon esempio di una domus di una famiglia benestante dell’antica Pompei. Prende il nome non dal proprietario della casa, ma dall’immagine del poeta greco Menandro, ritrovata lì.
La parte più vecchia della casa è composta da un atrio costruito nel 250 a.C. con gli spazi immediatamente circostanti ed è relativamente modesta. Circa 100 anni più tardi la domus fu modernizzata. Per la porta d’ingresso e per il tablinum furono usati capitelli di tufo. Lungo la facciata dell’edificio furono costruiti bassi sedili in muratura per la clientela e l’ingresso era inquadrato da due pilastri corinzi. In periodo augusteo la domus fu modificata sostanzialmente; in primo luogo fu edificato un peristilio utilizzando lo spazio ricavato dall’abbattimento degli edifici residenziali adiacenti. Nello spazio a ponente furono ricavate delle terme, mentre a levante si trova la parte economica della domus. Il nome dell’ultimo abitante della casa è Quinto Poppeo: il suo nome è stato trovato in un sigillo di bronzo negli alloggi per la servitù.In un corridoio sotto il piccolo atrio della casa fu ritrovato un tesoro di 118 vasi d’argento e nello stesso contenitore si trovavano anche pezzi d’oro e monete.
Poco prima dell’eruzione del Vesuvio si pensa si stessero eseguendo in vari posti della casa ulteriori opere di ammodernamento, testimoniate dal ritrovo di anfore riempite di stucco e un forno provvisorio.
La Casa dei Casti Amanti ospitava un panificio industriale con grande forno, zone per la preparazione del pane, magazzini, punto vendita e stalla dove sono stati ritrovati gli scheletri dei muli usati per questa tipologia di attività. La casa del ricco fornaio era in ristrutturazione ed infatti sono presenti molti disegni preparatori sulle pareti. Il nome dell’abitazione è stato determinato da un affresco ritrovato nella stanza da pranzo che rappresenta due amanti castamente a convivio. Non ci sono mobili (probabilmente presi dai primi scavatori), ma alcune suppellettili dimostrano che la casa era abitata nel momento dell’eruzione del Vesuvio. Si è riusciti a salvare parte del soffitto su cui era dipinto un medaglione. Il nome della casa risale ad un’iscrizione sulla destra dell’ingresso: “Gli amanti, come le api, passano una vita dolce come il miele. Vorrei che fosse così”.
Il Vesuvio è un vulcano situato in posizione dominante rispetto al Golfo di Napoli ed è uno dei due vulcani attivi dell’Europa continentale, nonchè uno dei più studiati e pericolosi al mondo a causa dell’elevata popolazione delle zone circostanti e le sue caratteristiche esplosive. Il Vesuvio è situato nel territorio dell’omonimo parco nazionale istituito nel 1995, simbolo della stessa città. Con un’altezza di 1.281 metri, il vulcano sorge all’interno di una parziale conca di circa 4 km di diametro e costituisce un colpo d’occhio di inconsueta bellezza nel panorama del golfo.
Il Parco Nazionale del Vesuvio è stato fondato il 5 giugno 1995 per il grande interesse geologico, biologico e storico che il suo territorio rappresenta.
Questo parco è stato istituito principalmente per: a) conservare i valori del territorio e dell’ambiente e la loro integrazione con l’uomo; b) salvaguardare le specie animali e vegetali, nonchè le singolarità geologiche; c) promuovere attività di educazione ambientale, di formazione e di ricerca scientifica.
Nel parco è possibile fare escursioni lungo i numerosi sentieri presenti.
Sì, bisogna pagare il biglietto d’entrata che costa € 15,00 p.p. (per i cittadini della Comunità Europea da 0 a 17 anni l’ingresso è gratuito). La prima Domenica di ogni mese l’ingresso è gratuito per tutti. Si prega di notare che la guida raccoglierà tutti i pagamenti in contanti sul bus prima di arrivare a Pompei.
Sì, avrete del tempo libero per nuotare e fare snorkeling al ritorno dal Porto di Castellammare di Stabia verso Piano di Sorrento. Lo skipper vi indicherà il posto migliore.
Consigliamo sempre di portare dei contanti con sè, poiché alcuni servizi non accettano carte di credito. Si prega di notare che la guida raccoglierà tutti i pagamenti in contanti sul bus prima di arrivare a Pompei.
Sì, in caso di condizioni meteo marine avverse il tour potrebbe essere cancellato. In caso di cancellazione, siamo lieti di offrire ai nostri clienti la scelta di una data alternativa o, in caso di impossibilità di riprenotare, il rimborso completo.
Escursione a Pompei e Vesuvio in barca da Positano con pranzo in un vigneto
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€ 134 Adulti
Cancellazione gratuita entro 24 ore
Durata: 9 ore
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In Evidenza:
Partenza da Positano
Garantito nei giorni stabiliti
Piccoli gruppi (max 12 persone)
Guida autorizzata per la visita degli scavi di Pompei
Guida autorizzata per la visita al Vesuvio
Skipper professionale e assistente multilingue a bordo
Visita di uno storico vigneto con pranzo e degustazione di vini
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